Le antiche Tradizioni Pasquali Novaresi
di Angela Pantano e Carmelo Crimi
“Le
funzioni liturgiche della Settimana Santa, a Novara, risalgono a tempi lontani.
Le prime si svolsero nel piccolo cenobio di S. Francesco (1300 circa) e poi
nell’oratorio su cui sorse, nel tempo, la Matrice e indi nella Chiesa dell’Annunziata,
dove nel 1504 esisteva una confraternita. Le piccole processioni venivano
effettuate nell’angusta via del “Passitto” e nella stradina che si snodava fra
S. Francesco e l’Annunziata, le chiese più antiche. Nella processione, con la
croce portata dal sacerdote si recitavano preghiere e rosari. Col tempo
subentrò l’uso dell’alternato suono di tamburo. I promotori dei misteri della
Pasqua erano, anche, i frati Agostiniani e Filippini dei conventi di S. Giorgio
e di S. Maria” (1).
Allora, erano tre le
confraternite che sfilavano durante le processioni penitenziali della Settimana
Santa. La domenica delle Palme, era ed è tuttora il giorno della Confraternita
di Maria SS. della Consolazione, i Mastri,
congrega fondata nel millesettecentodue dal Priore novarese Padre Michele del
Gesù.
Il lunedì, ieri come oggi, era il giorno della Confraternita dedicata a
Maria SS. Immacolata, a Sciapica o
Babbaluci, fondata nel milleseicentotredici e che riuniva varie estrazioni
sociali.
Il martedì, era ed è il giorno della Confraternita di
Sant’Antonio di Padova, detta dei contadini,
fondata nel millesettecentotrentasette.
Agli inizi del Novecento nacque la Congregazione
di Maria SS. Addolorata, associazione femminile. Essa si aggiunse alle processioni
penitenziali, nel giorno di mercoledì, a partire dagli anni sessanta, quando
era Arciprete Mons. Antonino Arlotta.
Dal millesettecento il Miserere fu il canto che accompagnava le
processioni penitenziali, che si snodavano tra le strade illuminate con i lumé (lucerne di terracotta) e con i lustri (lumi a petrolio). Le
Confraternite “precedevano il sacerdote
che dava inizio alle stazioni della Passione, fuori dal Tempio e che portava il
Crocifisso, mentre ai frati era gocciolante il cero acceso.”(2)
Ancora oggi si esegue questo canto, scritto da don Girolamo Privitera,
poeta e compositore di drammi e lavori religiosi.
Il Giovedì Santo si svolgeva come
ora la Santa Messa in Coena Domini, e
una folla assorta e composta partecipava alla processione delle varette del
Venerdì Santo: il Cristo alla Colonna,l’Addolorata, la Croce e il Sepolcro.
La processione del Venerdì Santo,
fu fatta con le quattro varette a partire dal milleottocentocinquantaquattro,
quando giunse in paese la statua di Maria SS. Addolorata, realizzata dallo
scultore palermitano Bagnasco.
Un cambiamento vi era già stato nel
milleottocentoventuno quando le funzioni venivano accompagnate dalla banda
musicale formatasi l’anno prima. Ad aprire il corteo delle varette, il Cristo
alla Colonna, realizzato dal Concina di Randazzo nel diciottesimo secolo; a
seguire la Vara di Maria SS. Addolorata, poi a “Crugi Longa”, adornata con rami
di cipresso. La croce un tempo era alta ventuno metri e veniva tirata da
quattro corde, infine “u sapurcru”
vitreo, contenente il Cristo morto, sopra la vara portata dai babbaluci di Santa
Nicoa”(3).
La storia novarese scritta e orale, attribuisce alle
tradizioni pasquali una funzione che si svolgeva nell’antico Peculio Frumentario,con palchi e folla grandissima che si
chiamava “il Mortorio”, scritta in
prosa dialettale novarese, da un autore sconosciuto, tale Antonino Agalbato che
il Pitrè scoprì e rivelò a fine secolo.(4)Purtroppo non abbiamo
descrizioni certe su cosa fosse questa funzione, ma facendo riferimento alle
tradizioni pasquali di tutta la Sicilia, i
Mortori si riferivano all’usanza di coprire tutti gli altari con dei teli
viola o neri a partire dal mercoledì delle ceneri fino alla Notte di Pasqua.
Questa pratica, nota come velatio, mirava
ad attirare l’attenzione verso l’abside, anch’essa coperta con un telo nero o viola, in attesa della
Resurrezione. Tradizione di origine tedesca ed importata in Sicilia dal Gran
Conte Ruggero nell’undicesimo secolo. Anche nel nostro paese si seguivano
questi usi, aboliti dal Concilio Vaticano II. Quindi oggi, è possibile
affermare che ci fossero due Mortori, una celebrazione tutta novarese e una di
respiro più ampio, diremmo oggi, europea.
Un capitolo a parte è legato alla
storia della Resurrezione di Cristo. In molte parti della Sicilia si svolge “a calata da tila”, poiché anche
l’abside veniva coperta con un telo viola o nero che si faceva e si fa cadere
la notte di Pasqua mostrando Gesù risorto, per esempio a Mistretta. A Novara,
invece, si è sempre fatto al contrario, non la tela che cade ma Gesù che
risorge.
“La
resurrezione di Cristo si effettuò dal 1604. Le campane ‘taccadi’ e poi
‘sciugliudi’, dialogavano festose al mezzogiorno del Sabato Santo, quando il
sacerdote nella messa cantata, intonava il Gloria in excelsis Deo. ‘A
battaella’, agitata dal sacrestano salito ‘e pilli’ in cima al vecchio
campanile con due squille annunziava alla gente l’inizio delle funzioni.
Allora, ai lati del Sepolcro, in cima all’altare maggiore della Madre Chiesa,
stavano quattro giudei di cartapesta che al momento della resurrezione cadevano
come tramortiti. Di questi quattro giudei, ora, non esiste traccia.
Tra giubilo incontenibile, a mezzogiorno,
con la chiesa gremita, mentre i bambini tenevano in mano ‘a paumma’ o ‘l’agnellu
pascari’, il sepolcro, mentre il telone tremava dietro l’altare, si spalancava
e ascendeva in alto, nell’abside, la SPERA
del Cristo risorto, fatto dal cappuccino Francesco Osiglio. (5)
La storia dei teli che coprivano
l’abside del Duomo, in attesa della Resurrezione, ci parla di due teli, uno
nero e l’altro quello attuale, realizzato nella seconda metà del
milleottocento. “Ignota la mano, e
certamente popolare, che dipinge la tela; ma guidata da una mente colta, e
animata da un fervido sentimento. Penso che ideatore ed esecutore siano state
due persone diverse, certo in armonia fra loro, in una ideale collaborazione.
Se trasversalmente lo si divide e si
guarda, appaiono due mondi, ai lati del Calvario, ripreso dalla Roccia
Salvatesta. Sulla sinistra di chi osserva sono raffigurati i momenti e le città
della storia, fondamentali per lo spirito e il governo dell’umanità. Tre
infatti le città che chiaramente campeggiano in ordine cronologico ed etico:
Gerusalemme in basso accanto al Calvario: ed è distinguibilissima per la
Moschea di Omar, ormai una città quindi da Crociata.
Poi
una dritta strada che dal Calvario va a San Pietro in alto, la strada della
salvezza, dalla redenzione all’adorazione.
Ai
lati della lunga strada sono le altre due città: Roma e Firenze, il potere e la
cultura, la vita materiale e quella spirituale.
Distinguibilissima
Roma per il Palazzo del Campidoglio, sormontato da un aquila, e sul frontone la
sigla S.P.Q.R.; ed altrettanto chiara Firenze turrita, con al centro Palazzo
Vecchio.
In
alto, in fondo è San Pietro, ma accanto è un castelletto, con torri e
pinnacoli.
Da
questo castelletto, verso il basso, si scorgono delle isole e poi, accanto al
Golgota, dei monti triangolari: sono i monti di Novara e da essi da veduta
delle Eolie, quasi Lipari e Vulcano. (…) In basso, accanto al sepolcro, i due
soldati di guardia: romano l’uno vestito succintamente, alla sinistra; e
certamente orientale l’altro, con brache e mantello, diremmo un musulmano da
crociata da crociata alla destra.”(6)
Nonostante il passare del tempo,
la maggior parte delle antiche tradizioni pasquali vengono ancora oggi
osservate, a Novara e rendono la nostra Settimana Santa una delle più intense e
particolari del nostro circondario. Queste funzioni sono una sintesi di riti
antichissimi e riti meno antichi, quali per esempio l’Esaltazione della Croce,
durante la funzione del Venerdì Santo, momento introdotto negli anni Novanta
dal sacerdote Don Enrico Ferrara. Con lo stesso sistema di pesi e contrappesi
necessari per realizzare la Resurrezione, il Venerdì Santo si fa salire un ottocentesco Crocifisso ligneo proveniente
dalla Chiesa di San Sebastiano ormai
distrutta, al centro del Calvario,per ricordare il momento della morte di
Cristo. Così come oggi, è molto difficile trovare bambini in chiesa con colombe
e agnelli pasquali in mano in attesa della Resurrezione, anche perché da lungo
tempo si svolge nella notte del Sabato Santo.
Ma ancora oggi, ognuna nel suo
giorno, le Confraternite vanno in processione penitenziale, sebbene non si
faccia più la Via crucis e allo stesso tempo accompagnano la processione del Venerdì
Santo. Il rito della Resurrezione è sempre lo stesso, anche se nel
diciannovesimo secolo si è reso necessario restaurare la statua di Gesù Risorto
perché quella seicentesca è stata fortemente danneggiata.
Ricordare, continuare, rifare
serve per conservare e tramandare la nostra civiltà. A creare valore e non
perdere mai, così, l’essenza di noi stessi.
Confraternita Maria SS. della Consolazione |
Confraternita Maria SS. Immacolata |
Confraternita Sant'Antonio di Padova |
Congregazione del Sacro Cuore di Maria Addolorata |
Miserere, il canto della tradizione pasquale novarese |
Ecce Homo, Cristo alla Colonna Processione del Venerdì Santo |
Maria SS. Addolorata Processione del Venerdì Santo |
Crocifisso, un tempo a Crugi longa Processione del Venerdì Santo |
Il sepolcro, portato a spalla dai babbaluci Processione del Venerdì Santo |
Il Sepolcro |
Maria SS. Addolorata nel Duomo Santa Maria Assunta |
Statua di Maria SS. Addolorata Bagnasco - 1854 |
L'abside del Duomo in attesa della Resurrezione Notte di Pasqua |
Gesù Risorto - Duomo di Novara di Sicilia |
Si ringraziano la Signora Gemma
Abbadessa e il Signor Vincenzo Cartaregia per la cortese collaborazione.
(1)-(2)-(3)-(5) Libretto “La
Settimana Santa a Novara di Sicilia” Associazione Culturale “Pro Noa” 19-26
marzo 1989
(4)-(6) La Tradizione Religiosa a
Novara di Sicilia, di Angelo Sofia, Edas Edizioni - 1992